Heroes in Crisis. Eroi in (una storia in) difficoltà5 min read

Ho letto Heroes in Crisis. Tutto, dalla prima all’ultima pagina. Alcuni numeri addirittura due volte.

L’ho fatto perché volevo capire se questa tanto discussa e famigerata saga fosse davvero così orribile come veniva descritta dalla massa internettiana inferocita.

Non solo, l’ho fatta perché amo Wally West e, indovinate un po’, questa storia ruota tutta attorno al velocista scarlatto.

Prima di cominciare a discuterne è necessario però un ovvio incipit: questo articolo contiene spoiler. Leggetelo solo se non ve ne frega niente o se siete al pari con la lettura del fumetto.

Dicevo all’inizio, aveva ragione la popolazione di Internet a scagliarsi contro Tom King, arrivando addirittura alle minacce di morte? La domanda ovviamente è retorica: no, era assolutamente in torto nei modi e nei toni. Però è vero che la storia mostra il fianco a numerose critiche ed è innegabile che dietro una grande maestria tecnica si nasconda decisamente poca sostanza.

Parliamone.

Una Crisi diversa

Nonostante il titolo possa far pensare ad una saga ad ampio respiro centrata su un evento tirato su a suon di cazzotti contro un mega villain e condito con decine e decine di personaggi, La crisis in questione è molto più vicina per temi e toni ad una’altra saga dal titolo in un certo senso similare: Identity Crisis.

Anche in questo caso la Crisi da affrontare è più nascosta e, forse pericolosa. Una crisi interiore.

Heroes in Crisis

La storia parte dalla morte di molti Eroi che si trovavano al Santuario, una sorta di centro di recupero per Super-eroi con problemi di nervi. E ne muoiono davvero molti, quasi tutti di secondo piano e semisconosciuti, ma altri come Roy Harper vengono fatti fuori così, senza neanche spenderci più di una decina di pagine in tutto.

Vengono incolpati del delitto Booster Gold ed Harley Quinn che, sostanzialmente, passeranno buona parte dei primi numeri a cercare di scannarsi a vicenda per dimostrare l’uno la colpevolezza dell’altro.

La parte più interessante della storia sono però le pagine di intermezzo in cui molti personaggi (molti dei quali morti nella strage iniziale) raccontano le loro paure, speranze e preoccupazioni in una sorta di “confessionale” da super-eroi, sostituto del più classico lettino dello psicologo.

L’espediente narrativo funziona e dimostra ancora una volta che King il suo mestiere lo sa fare. Come ha già successo in buona parte della sua run di Batman riesce a raccontare meravigliosamente anche trame di una inconsistenza eterea, riuscendo lo stesso a trasformarle in una lettura più che piacevole.

I disegni di Clay Mann impreziosiscono l’opera diventando presto uno dei punti di forza più importanti della narrazione.

La perdita

Il perno della trama è Wally. Anzi la perdita che Wally ha subito. Nel suo essere reintegrato nel New 52 il rosso velocista ha perso tantissimo.

Ha perso un rapporto con Linda Park che pare non si possa più recuperare ed ha perso i due figli che con lei aveva avuto. Chi ha figli può capire come in effetti questa sia una perdita enorme, difficile da superare.

E infatti Wally zoppica, e pur con difficoltà ci prova. Prima di crollare.

wally west

E’ importante sottolineare come da tutta la vicenda Heroes in Crisis Wally non ne esce da villain. Non ha fatto una strage perché è impazzito per il dolore. Nel suo momento di dolore non è riuscito a controllarsi e non è riuscito a controllare il suo enorme potere.

Cosa ancora più importante, nel finale della storia decide di prendersi pienamente la responsabilità delle sue azioni, evitando di prendere la strada facile togliendosi la vita.

Di nuovo, Wally è descritto come una figura sostanzialmente positiva che nel momento forse più buio della sua storia affronta con grande difficoltà il dolore e la colpa.

E’ l’esatto opposto di quello di cui King viene accusato. Non ha rovinato Wally, lo ha raccontato in modo estremamente umano.

A ben vedere è forse l’utilizzo più lucido che finora è stato fatto di un personaggio di cui evidentemente in casa DC non sanno bene che farsene.

Lo spessore della storia

Il problema di Heroes in Crisis è tuttavia la sua inconsistenza. Come dicevo sopra tutto inizia con una strage, Una carneficina che in poche pagine fa fuori  non solo personaggi misconosciuti ma anche qualche character di primario interesse.

Arsenal (per quel che sappiamo) è morto. Così senza un perché, vittima anche lui di una DC che non ha alcunissima idea di come adoperarlo.

Tutta la trama è immotivatamente tirata per le lunghe. Dicevo, King è un maestro nel farlo e anche in questo caso lo fa con grande padronanza del mezzo, regalando siparietti interessanti ed il grande ritorno della coppia Booster Gold/Blue Beetle (Ted Kord).

Si arriva tuttavia alla fine dei nove numeri con la spiacevole sensazione di vuoto. Un piatto estremamente bello da vedere e cucinato con grande perizia che però si finisce in due bocconi lasciando la spiacevole sensazione di mancare di sostanza e consistenza.

E’ l’esatto opposto di un’altra saga in corso di pubblicazione, Doomsday Clock, dove l’inasspettata abbondanza di sostanza si scontra contro una narrazione altalenante, a volte legnosa e pretestuosa (ma ne parleremo a tempo debito).

Le dichiarazioni di King non aiutano. Da una parte si è in un certo senso lavato le mani dicendo di aver subito la scelta dei personaggi da coinvolgere nell’opera (imposta dall’alto dal malefico Dan DiDio che come sappiamo tutti è la vera causa di tutti i mali del mondo DC); dall’altra ha dato un contentino agli estremisti scontenti del trattamento subito da Wally, affermando che il loro eroe sarà al centro del futuro dell’universo DC.

Concludendo

Heroes in Crisis è una saga con qualche buona idea, con disegni fantastici e con la solite caratterizzazione e narrazione di King incredibilmente a fuoco, che però soffre  di una evidente carenza di contenuti, verosimilmente causata delle solite manipolazioni e riscritture imposte dall’alto.

Peccato perché poteva venirne fuori qualcosa di decisamente più alto.

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Conte Gracula | <span class="wpdiscuz-comment-count">48 commenti</span>
4 anni fa

Ho sempre più il sospetto che le carenze di piani a lungo termine nella DC non si limitino alle storie dei film, ed è un peccato, perché ci sono palate di personaggi… che però non puoi usare tutti insieme e abbinare a caso. 😛

Arcangelo | <span class="wpdiscuz-comment-count">70 commenti</span>
4 anni fa

Sottoscrivo tutto! Le interviste/confessionali all’inizio sono davvero interessanti, poi pure quelle crollano vertiginosamente negli ultimi numeri, nell’ultimo poi sembrano buttate totalmente a caso. Le minacce a King… va beh lasciamo perdere, gente malata.
Salvo l’idea di base ma non lo sviluppo, indipendentemente dalle colpe di chi, e i disegni di Mann, è uno dei migliori sulla piazza. Peccato che un numero non sia disegnato da lui ma si vede lontano chilometri che è un numero puramente riempitivo, valli a capire. Ma poi… la maschera dello Psico Pirata in copertina?

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